Vie verso la vita

Il contatto bioenergetico come sorgente dello sviluppo emozionale del neonato (2000)

di Silja Wendelstadt

Nel mio ormai ventennale lavoro con le donne in gravidanza e i loro neonati ho tentato di approfondire la mia comprensione delle funzioni dell’energia vitale all’inizio della vita e dell’importanza del “contatto bioenergetico” tra madre e bambino. Secondo Wilhelm Reich, alle cui ricerche faccio riferimento nel mio lavoro, Il “contatto bioenergetico” tra madre e bambino, nel gioco d’insieme armonico delle pulsazioni dei loro campi energetici, ha effetti autoregolatori e autoterapeutici. Il “contatto bioenergetico” è l’esperienza emozionale fondamentale nel rapporto tra madre e nascituro e/o neonato, e per il bambino è la sorgente del suo sviluppo emozionale, da cui dipende il suo destino futuro.

A questa mia relazione sul lavoro di prevenzione con le madri nel periodo pre-, peri- e postnatale, aggiungo alcune mie esperienze di quando accompagnavo delle donne a partorire. L’esito felice è anche il risultato delle ricerche di Wilhelm e Eva Reich  per comprendere la funzione dell’energia e in particolar modo del “contatto bioenergetico” prima, durante e dopo il parto.

Nel mio lavoro, il mio interesse primario è evitare che madre e bambino, prima, durante e dopo il parto, vengano disturbati nel loro ritmo autoregolativo, perché tante volte ho visto anche donne sane patire inutili sofferenze fisiche e psichiche. Nel nostro ambiente culturale, infatti, fino a poco tempo fa era considerato normale e accettato come dato di fatto da parte delle donne, che le madri, dopo il parto negli ospedali, venissero separate dai loro bambini e che i parti fossero indotti artificialmente, interrompendo così il naturale processo di attaccamento e suscitando insicurezze e sofferenze inespresse. L’anestesia epidurale viene persino richiesta da molte donne, non bene informate, anche quando non sarebbe affatto necessaria.

Sappiamo però, a partire dalle ricerche di Wilhelm Reich, che madre e bambino sono uniti, già durante la gestazione, in una stretta relazione di interscambio bio-emozionale. Sappiamo inoltre che il bambino, in relazione con la madre, prepara da sé la sua nascita e ne dà l’avvio, che durante il parto si muove attivamente per venire fuori e che è perfettamente in grado, dopo il parto, di comunicare in maniera molto differenziata con la madre. Tutto questo ci fa comprendere meglio quanto sia distruttivo l’intervento di interruzione del ritmo madre/bambino e la lacerazione del contatto autoregolativo vitale.

Il mio percorso passa attraverso l’esperienza dolorosa della nascita del mio primo figlio. Quando lo partorii, nel 1969, nonostante fossi una donna in perfetta salute, nacque mediante il parto con il forcipe.

Sperimentai su me stessa come la mia reazione durante il parto fosse improntata dalla paura delle doglie e come le contrastai, perdendo in questo modo il contatto con me stessa e con il mio bambino. Questa perdita di contatto portò a un circolo vizioso di paura-dolore-tensione che fece aumentare i dolori fino a un livello patologico.

Sperimentai anche l’effetto decisamente negativo sul mio equilibrio emotivo della separazione dal bambino subito dopo il parto, che provocò delle difficoltà nell’allattamento. All’epoca non sapevo quanto fosse frequente, da parte delle madri, durante l’allattamento, provare una reazione di paura di fronte alle potenti e sconosciute sensazioni vegetative di flussi di energia che attraversano il corpo, provocate dalla stimolazione piacevole dei capezzoli durante la suzione del neonato.3 Non sapevo ancora che le funzioni forti dell’energia vitale del parto potessero scatenare paure con conseguenti tensioni che potrebbero essere evitate se la madre fosse assistita e sostenuta, prima, durante e dopo il parto, da una persona sensibile e competente, che la aiuti a comprendere le tensioni e ad abbandonarsi, sperimentando il flusso di energia nel corpo come espressione della propria forza.

Una madre inesperta, abbandonata a se stessa e in preda all’insicurezza nei confronti del parto, può facilmente sbagliare nel valutare le reazioni del bambino, e scatenare così paure e sensi di colpa per non essere una buona madre, aumentando ulteriormente l’insicurezza; in questo modo si istaura un circolo vizioso, in cui, alla fine, la madre si sente indifesa, in balia del neonato che piange.

Per il mio secondo figlio (1962), a Napoli, una vecchia levatrice mi aiutò a entrare in contatto con me stessa. Era una di queste ostetriche, ormai estinte, la cui sapienza proveniva da una tradizione che sembra oggi perduta, tramandata attraverso i secoli da donna a donna. I suoi movimenti dolci, il lieve tocco e la tranquilla partecipazione mi comunicavano calma e sicurezza. Lei era in contatto con me.

Senza paura, accompagnata dal sapere fare di questa donna saggia, fui in grado di abbandonarmi ai movimenti ritmici del mio corpo e ai movimenti forti con cui il bambino si fece strada per uscire, e potei affidarmi alle mani dolci e al suono della sua voce competente. Infatti, la parola “e-mozione”, non a caso, significa “muoversi in fuori”: in un intenso e selvaggio cavalcare insieme, io muovevo e il bambino si muoveva in fuori e sperimentammo con stupore, indisturbati e fuori dal tempo, la calma celebrazione del conoscersi al tatto e del legarsi, insieme, dopo il parto. In quel momento pensai al mio primo figlio: “questo tu non lo hai sperimentato, il nostro cavalcare, il tuo cavalcare al mondo e stato interrotto.”

Mi fu chiaro, allora, che volevo aiutare le future madri a capire se stesse e le loro vere necessità ed emozioni prima, durante e dopo il parto, in modo che potessero comprendere meglio anche i loro figli. Avevo interiorizzato l’esempio della mia vecchia levatrice.4

Il mio insegnante fu un giovane vegetoterapeuta e psichiatra che mi permise di assistere ai suoi gruppi di preparazione al parto e ai parti domiciliari.

Dagli scritti di Wilhelm Reich, in cui pone il neonato al centro della sua ricerca, seppi che possiamo imparare a comprendere i “ritmi funzionali dell’energia vitale” del parto e possiamo aiutare le donne a rimanere in contatto bioenergetico con le proprie emozioni e con il ritmo del bambino.

Le mie esperienze personali, tanto diverse per i parti dei nostri tre figli, furono altrettanto preziose per il mio lavoro quanto quello che, da terapeuta bioenergetico, imparai dalle mie pazienti sui loro parti. La maggior parte di quello che ora so, lo appresi dalle donne incinte e dai loro neonati nei gruppi di preparazione al parto da me condotti.

Negli anni ’80, a Roma, insieme a una ostetrica, una ginecologa e una psicologa fondai un centro per la preparazione al parto. Per dieci anni ho diretto i gruppi di preparazione e ho formato ostetriche e psicologhe nel lavoro vegetoterapeutico sul parto. Dopo avere conosciuto, sempre negli anni ’80, Eva Reich, ho introdotto nei miei gruppi il suo massaggio dolce a farfalla e da allora lavoro con i suoi metodi di bioenergetica dolce.5 Nel 1995 fondai a Roma il “Centro Studi Eva Reich”.

Nel lavoro di Eva Reich mi commosse profondamente potere sperimentare con quale facilità, attraverso il tocco leggero e il sostegno empatico, si poteva sciogliere un blocco di contatto tra madre e bambino. Quando, tramite il tocco leggero, il flusso energetico di tutti e due viene stimolato e ricomincia a fluire ricollegando il nascituro o il neonato al calore distensivo dell’affetto materno, Eva Reich dice: “Look how they glow and flow!” In questo modo “glow and flow” (letteralmente: irradiare e fluire) divenne un modo di dire, che indica come si espande il contatto energetico fluido e caloroso tra la madre e il nascituro o il neonato. Quando una madre non viene disturbata nel contatto fluido con le proprie sensazioni e quelle del bambino, il suo utero contratto si può distendere. E, avvolto in un utero caldo e pulsante, il bambino non ancora nato può svilupparsi secondo i propri ritmi e regolare da sé il proprio sviluppo.

Forti emozioni (flusso vegetativo) durante il parto possono scatenare paure che fanno contrarre la madre e congelano, letteralmente, le emozioni biologiche forti nel protoplasma6 del bambino. Il nascituro non comprende più il ritmo della madre contratta, è “fuori di sé”, si blocca, si irrigidisce e il flusso di sensazioni e informazioni tra lui e la madre è compromesso. Questo provoca dolori durante il parto, perché un bambino irrigidito non scivola facilmente fuori da un utero contratto. Alla prevenzione di questo blocco dedico il mio lavoro, perché un bambino che nasce senza tensioni, si lega più facilmente alla madre.

Non solo l’utero può diventare caldo e disteso – e, come dice Eva Reich, “glow and flow” -, ma anche il campo energetico di comunicazione attorno al bambino e alla madre dopo il parto, il loro corpo emotivo, può essere caldo e raggiante. Eva Reich ritiene un crimine separare un bambino dalla madre dopo la nascita, lacerare il corpo emotivo.

L’enorme differenza tra l’aspetto di un neonato legato alla madre in maniera raggiante e quello di un bambino il cui corpo emotivo è stato lacerato, si vede a prima vista e può essere sconvolgente. Tuttavia è fortissima la spinta biologica a riunirsi e curarsi l’un l’altro connaturata ai sistemi energetici madre/bambino flessibili e creativi, e si può, con il sostegno del massaggio a farfalla di Eva Reich, “riparare” eventuali danni.

Il corpo emotivo – vale a dire le percezioni corporee attraverso le quali siamo in contatto con i nostri ritmi interiori – potrebbe forse essere paragonato con il sé. Tramite le sensazioni dei flussi del nostro corpo emotivo dentro di noi sappiamo chi siamo e che cosa è giusto per noi stessi; come con delle antenne, il corpo emotivo tasta il mondo esterno, le altre persone e la natura che ci circonda.

Ognuno ha il diritto innato di essere in contatto con questo sapere interiore, con il corpo emotivo, perché: “la sorgente del nostro benessere è il libero flusso dell’energia vitale nell’organismo”.7

L’interruzione del libero flusso energetico e i disturbi dell’equilibrio bioenergetico che da questo risultano vengono sentiti dal bambino come minaccie alla propria sopravvivenza. Si contrae nel plasma e nei tessuti di tutto il corpo e le sue emozioni si pietrificano. Il massaggio dolce bioenergetico neonatale risveglia le sensazioni che riscaldano il bambino e lo sciolgono dall’irrigidimento. Per il neonato corpo e anima sono ancora indivisi, perciò l’esperienza di sensazioni belle che fluiscono liberamente nel corpo e il loro effetto parasimpatico sono per lui sinonimo di crescita psichica. Il benessere del bambino si riconosce dal colore roseo della pelle, dagli occhi luminosi e dai movimenti aggraziati, che ci incantano e attraggono spontaneamente.

Eva Reich dice che la vita è energia che pulsa e fluisce nell’universo, cosa che viene ancora messa in dubbio dalla scienza contemporanea. Senza volere convincere nessuno dell’esistenza di un’energia vitale, lei con questa lavora, e la pratica si dimostra efficace.

La scoperta più importante di suo padre è che le emozioni sono flussi di energia vitale. Quando proviamo delle sensazioni, qualcosa nel nostro corpo si muove. Quando il nostro ambiente è positivo, l’energia vitale nel nostro corpo si espande: allarghiamo le braccia e siamo raggianti di gioia. Quando l’ambiente è negativo, tendiamo i muscoli e ci ritiriamo in noi, diventiamo pallidi e silenzionsi. In questo modo l’essenziale dell’uomo, il suo carattere, si àncora attraverso le emozioni nel suo corpo. Un’emozione non è un’idea o un’immaginazione – è un processo energetico nel corpo, qualcosa che fluisce in noi. Attraverso la nostra energia vitale fluida siamo legati tra di noi e con la terra e insieme avvolti nell’energia cosmica. Un’energia vitale in equilibrio e flessibile è segno di salute fisica e psichica.8

“Dei muscoli tesi e perciò ‘corazzati’ fanno stagnare l’energia vitale nel corpo e non la fanno più fluire. Le percezioni del corpo e le esperienze sensoriali allora vanno perdute. Questo provoca una dissociazione, una scissione tra coscienza e corpo. Una persona può, per esempio, vivere per tutta la vita in uno stato di ansia, che forse risulta da una nascita traumatica. Questo significa anche che i suoi muscoli sono permanentemente contratti. Non ha campo energetico, è di aspetto pallido e vive ritirato in se stesso come una chiocciola. Questa esperienza è ancorata nel corpo. Persino questi disturbi precoci possono essere trattati all’insorgere e così essere evitati.”9

Eva Reich, da giovane medico, lavorò con suo padre dalla fine degli anni ’40 e negli anni ’50 fino poco prima della sua morte. Ci ha dimostrato, nei suoi workshops, come lui, attraverso un lieve passaggio della mano dei leggeri battiti, riscaldando e cullando faceva rifluire l’energia bloccata del bambino, come lui accompagnava dolcemente con le sue mani i movimenti respiratori del neonato e massaggiava in maniera leggerissima tutto il corpo, dall’alto verso il basso. Solo pochissimi collaboratori hanno visto Wilhelm Reich in questo lavoro dolce negli ultimi anni della sua vita. Eva Reich sviluppò da questo metodo di suo padre il cosiddetto “massaggio a farfalla” – lo chiamò anche massaggio bioenergetico dolce per neonati -, dedicato alla prevenzione e allo scioglimento dei corazzamenti all’inizio della vita, che, dopo la morte del padre, lei insegnò in tutto il mondo.10

Eva Reich includeva le madri nel trattamento e insegnava loro il “massaggio a farfalla”, perché potessero, attraverso questo massaggio strutturato, instaurare un forte legame bio-emozionale con i loro bambini. Sostiene: “Le madri devono avere un contatto con i loro figli prima che succeda qualcosa”.11

Wilhelm Reich, già agli inizi degli anni ’50, sviluppò, con un metodo chiamato Pronto Soccorso Emozionale, una tecnica di terapia breve, per superare sul nascere le difficoltà acute nel rapporto madre-bambino.

Classificò tre tipi di madri: 1. un piccolo gruppo di donne che da sole avevano un buon rapporto con i loro figli; 2. una grande maggioranza di donne che erano soltanto insicure e avevano bisogno solo di un sostegno bioenergetico preventivo per instaurare un buon contatto con loro stesse e con i loro neonati; 3. una piccola minoranza di donne che erano troppo disturbate per potere entrare in contatto con i loro figli e necessitavano di una terapia di più lunga durata.”12

Eva Reich si rivolgeva alla massa di madri insicure e mal informate, e anch’io, con il mio lavoro, mi rivolgo a loro per prevenire delle sofferenze.

Gestisco i gruppi di preparzione al parto secondo il metodo della bioenergetica dolce. La maggioranza delle donne incinte, attraverso le conversazioni, le informazioni incoraggianti, i movimenti armonici e il contatto fisico dolce insieme ad altre donne, riesce a entrare qui in contatto con le sensazioni del proprio corpo e con il loro bambino. In questo modo possono sentire di non essere sole e si sensibilizzano con semplicità al bambino che vive con e in loro.

Da questi gruppi di preparazione, ho poi accompagnato molte donne, dietro loro richiesta, come doula. Questa è la parola greca per descrivere una donna con esperienza, che con la sua competenza aiuta altre donne, sostenendole emozionalmente e fisicamente prima, durante e dopo il parto. Le donne mi hanno scelta, hanno fiducia in me e io sono in contatto con loro; così non hanno paura e il parto puo procedere in maniera fluida.13

Dopo un parto facile il contatto con il bambino si instaura automaticamente. La madre non deve fare altro che guardare il bambino, toccarlo, parlargli, coccolarlo, giocare con lui, cambiarlo, tenerlo con sé e goderselo. Per quanto riguarda le sue funzioni corporee, l’allattamento, il sonno, il gioco, è importante che la naturale sensazione di piacere fisico del bambino per le proprie funzioni e ritmi vitali rimanga intatta, perché il vivere le sensazioni con piacere è il motore di ogni cosa vivente, ed è alla base della capacità di abbandonarsi e dedicarsi appieno a ogni attività, anche in futuro.14

L’equilibrio energetico autoregolato, in cui tutti e due si muovono, ognuno in contatto con sé e con l’altro, ha degli effetti su tutte le funzioni vitali del corpo, con il risultato che il sistema nervoso neurovegetativo e il sistema endocrino collaborano armonicamente rafforzando il sistema immunitario.15 Quando madre e bambino sono raggianti e fluenti, anche i loro globuli del sangue sono carichi di energia. Wilhelm Reich fece osservare alla figlia questo fenomeno dell’irraggiare e vibrare16 dei globuli al microscopio.

Cosa si intende con contatto bioenergetico – Reich lo chiamò ‘contatto orgonotico’ – si può meglio esplicitare con l’esempio del contatto oculare. Quando due persone sentono un’attrazione reciproca e si guardono amorevolmente negli occhi, possono sentire un flusso in tutto il corpo che li riscalda e che scioglie le tensioni. Questa emozione, conosciuta a tutti coloro i cui occhi non sono profondamente bloccati, viene definito amore. E’ come se tutto fluisse da uno all’altro e nell’altro, senza alcun contatto fisico diretto. I due si capiscono senza parole.

Questo muoversi fuori e dentro dell’energia, dall’uno verso l’altro e ritorno, e la sensazione di essere permeati e attirati reciprocamente, è una funzione dell’energia vitale e viene definito come contatto bioenergetico. Una cosa funzionalmente identica succede tra madre e bambino, quando tutti e due si trovano nello stato dell’irradiare e fluire bioenergetico. E’ il ritmo della bioenergia pulsante: un movimento fluido in fuori e verso il mondo e un movimento fluido in se stessi.17 Will Davis parla di outstroke e instroke. La funzione dell’instroke per il neonato è di “digerire” il vissuto, di formare un mondo interno, il suo sé. Salute è perciò il bilanciare armonico in fuori verso la madre e in dentro verso il nocciolo bioenergetico del bambino.18

Reich diceva, che il bambino nasce con un sistema energetico forte e vitale, con cui informa sua madre e le persone che lo circondano sulle sue esigenze, e che la sua pulsazione bioenergetica e la sua capacità di contatto devono essere protette.

Lui vedeva nella nascita una fonte inestimabile di energia per l’umanità. Nel anno 1945 questa era un’affermazione straordinaria, che oggi viene invece confermata dagli scienziati dell’ultima generazione, che fanno ricerche, in parte attraverso micro-analisi video, sul rapporto madre bambino.19 Queste ricerche dimostrano che e come un neonato comunica attivamente con sua madre, come la madre risponde, come sono le percezioni uditive, olfattive, visive, tattili e gustative, e quanto è esatta la sua percezione del ambiente che lo circonda. Il neonato infatti non è assolutamente passivo o dotato solo di qualche impulso biologico, ma, al contrario è attrezzato con un sistema motivazionale ampiamente differenziato. E’ in grado di stimolare l’attenzione della madre di cui ha bisogno, ha bisogno di uno scambio e di “feedback”, per imparare a conoscere se stesso e per crescere, inoltre riceve e capisce dei segnali e può addirittura prevederli. La sua curiosità lo motiva a esplorare, a giocare e a godere della gioia che lui provoca. Tutto quello di cui ha bisogno è che qualcuno lo tenga presente e che sia pronto a dialogare con lui. Anche quando i due sono in disaccordo e arrabbiati l’uno con l’altro, l’esigenza di comunicare e la plasticità del sistema interattivo madre-bambino è tanto forte da potere superare senza danni anche delle difficoltà notevoli. Non è da desiderare l’assenza di difficoltà, ma la capacità di gestirle. Il bambino infatti non richiede tanto il sacrificio della madre, quanto la capacità di “danzare” e di giocare con lui, di gioire di lui e con lui.

E’ importante riscoprire quella che è una naturale disposizione e svilupparla, e di rafforzare la fiducia in quello che chiamiamo “istinto”, che è un preziosissimo bene per la sopravivenza della specie umana.20

Se la madre non riesce a rispondere in maniera adeguata alle comunicazioni del bambino, il neonato proverà in tutti i modi con il suo  sistema energetico potente, plastico, di muoverla a farlo. Ho visto in televisione come la madre di un neonato si risvegliava dal coma, nel momento in cui le si metteva il bambino sulla pancia. Se il bambino non può risvegliare delle reazioni nella madre oppure per un lungo tempo ottiene delle reazioni errate al suo pianto, per sopravivere, si ritirerà ‘nel suo guscio’.

Wilhelm Reich affermava che nei bambini le malattie per lo più non vengono provocate da bacilli, ma molto spesso sono generate dal contatto pietrificato tra madre e bambino. Secondo lui, l’irrigimento dei tessuti e l’irrigidimento delle emozioni vanno di pari passo, costituendo così un terreno fertile per i bacilli.21

Con il massaggio bioenergetico dolce di Eva Reich si può prevenire questo processo o si può annullarlo.

A volte, se non viene prestato un “Pronto Soccorso Emozionale”, il terapeuta riesce a individuare nelle sofferenze dei pazienti adulti quel tipo di ‘bambino ritirato nel suo guscio’, e ad accompagnare il loro difficile processo di maturazione con una terapia di lunga durata.22 Quindi, per me, la prevenzione è un principio fondamentale del mio lavoro, atto a evitare sofferenze successive. Eva Reich sostiene che ogni psicoterapeuta dovrebbe dedicare il 10% del suo lavoro alla prevenzione.

Con il “Pronto Soccorso Emozionale” siamo in grado di aiutare madri e bambini a sciogliersi da un eventuale irrigidimento, è più facile farlo nel periodo sensibile subito dopo il parto, che non più tardi, quando questo è ormai diventato corazzamento cronico. Subito dopo il parto il sistema energetico del bambino è creativo e forte e quello della madre straordinariamente aperto e sensibile. Il processo di guarigione è inoltre supportato dal bisogno biologico che tutti e due hanno di essere accolti nel glow and flow, nel flusso biologico di comunicazione, che è indispensabile per una sana crescita psichica e fisica.

Un esempio impressionante della grande plasticità e creatività del sistma energetico di madre e neonato dopo il parto, è il seguente caso di Pietro, un neonato di due mesi, e di sua madre.

Il caso di Pietro *

Il primo incontro con Pietro

Incontrai Pietro per la prima volta in un gruppo post-partum. Aveva allora due mesi e cercava disperatamente di buttarsi giù dalle braccia di sua madre. Il corpo era inarcato all’indietro in un arco di cerchio, come se volesse precipitarsi indietro e all’ingiù, a testa in avanti. La madre me lo passò, non riusciva più a trattenerlo. Per qualche istante Pierto si calmò leggermente, poi, di nuovo, tentò di divincolarsi e di gettarsi in terra, buttando la testa all’indietro. Era davvero difficile, non farlo cadere.

La madre raccontò di un’anoressia passata.

Avrebbe desiderato per sé e per il bambino un parto vaginale naturale. Il bambino però si trovava in posizione podalica. Contro il parere dei medici, lei tentò di evitare il taglio cesareo. Durante la fase di espulsione il bambino restò incastrato con un braccio, rendendo inevitabile l’intervento. Il bambino nacque semisoffocato e cianotico; fu portato in rianimazione. Ricorda che quando lo rivide, era come “trapuntato di aghi, un essere non umano”. Portando Pietro a casa si trovò a non sapere come trattarlo. Le avevano mostrato gli esercizi che doveva fare con lui, ma lei, da quanto raccontava lei stessa, si comportava in maniera così maldestra che i medici la davano ‘senza speranze’. Il bambino, poco dopo, dovette di nuovo essere ricoverato per una bronchite.

La madre mi portò il bambino quando aveva circa due mesi e dopo che i medici avevano espresso il sospetto che potesse avere riportato danni neurologici.

Prima seduta. “Posso fare qualcosa per lui”.

Ci sedemmo su di un materasso, per terra, nel mio studio. La madre era tesa ed esausta, ma nonostante tutto mostrava una grande fiducia in me. Le proposi di ricevere per prima il massaggio, per passarlo poi lei stessa al bambino. Mettemmo il piccolo accanto a lei sul materasso. Il suono delle nostre voci e l’atmosfera di fiducia sembravano trasmettere tranquillità al bambino. Anche i movimenti del neonato sembravano esprimere “partecipo”.

Per dimostrare alla madre l’effetto del contatto, toccai lievemente le spalle contratte del bambino. Lui si mise in ascolto con un’espressione di stupore, come se riconoscesse in sé un movimento profondo. Nello stesso momento sentivo le sue tensioni sciogliersi sotto le mie mani.

La madre, visto il movimento, non volle crederci. “Cosa hai fatto?” esclamò. Le feci vedere sul suo corpo, in quale punto avevo toccato Pietro. Credo che in quel momento sentisse la stessa cosa che aveva sentito lui. Era commossa. Le chiesi di esprimere con un suono la sua emozione: “ah ….!” Disse in un lungo respiro dolce. Il suono di quel sospiro rilassò non solo lei, era evidente che anche il piccolo si rilassò come con un sospiro.

Cominciai a somministrare alla madre il massaggio dolce “a farfalla” di Eva Reich. Quando l’energia fluisce di nuovo attraverso i blocchi, la madre può avvertire una sensazione di scioglimento, come se una cosa tenera, viva, fluisca in lei. Era quel fluire che Pietro ascoltò quando lo toccai sulle spalle e che fece commuovere la madre, quando lo sentì su di sé.23

Quando completai il massaggio con la madre, lei disse che era stato esattamente quello di cui aveva bisogno e poi dichiarò “ora farò io questo massaggio a Pietro!”

Tranquillamente, guidata da me, cominciò a toccare Pietro con lo stesso tocco lieve e presto poté sentire come la schiena del bambino si ammorbidisse. Questo le dava forza e la faceva sentire sicura. Esclamò: “posso fare qualcosa per lui!”

Mi ascolta!

Pietro, dopo il massaggio, si mise a piangere. Sembrava un pianto di distensione, quando un dolore prolungato si affievolisce.

Proposi alla madre di prendere Pietro in braccio, di stringerlo teneramente e di portarlo in giro nella stanza, raccontandogli del parto, come lo aveva vissuto lei. Lei prese il bambino, che aveva la schiena più rilassata e le permetteva di tenerlo più facilmente e di guardarlo meglio in faccia.

Lei gli parlò di quel parto difficile, di quanto tutti e due avevano sofferto e di quale dolore lei gli aveva procurato. Gli disse quanto le dispiaceva e gli parlò dei suoi sensi di colpa, che erano tanto più grandi dei dolori, ma gli disse anche che ora tutto andava bene, erano tutti e due vivi e lei era felice con lui.

In quel preciso momento il bambino smise di piangere e avevo l’impressione che avesse ascoltato e capito.24 Allora la madre, come se non potesse crederci, esclamò: “Pietro mi ascolta!… Mi capisce!”25

Continuò a parlare a Pietro del suo parto e di quello che successe dopo. Fino ad allora non aveva mai parlato a nessuno in maniera così aperta delle sue esperienze. Alla fine il bambino si addormentò nelle braccia della madre. Le proposi di fare ogni giorno, per dieci minuti, il massaggio a farfalla al suo bambino.

Una settimana più tardi, visitai Pietro e la sua famiglia nella loro casa, presenti anche il padre e il fratellino di quattro anni. Ci sedemmo sul tappeto nella stanza dei bambini. La schiena di Pietro era ancora leggermente inarcata indietro, quando lo si prendeva in braccio, e ancora non era facile guardarlo negli occhi.

Prima parlammo della settimana trascorsa, di come la madre aveva fatto, una volta al giorno, con buon successo, il massaggio per neonati. Poi feci il massaggio a lei e suo marito lo imparò guardando. Stava seduto accanto a lei, il bambino le stava a fianco, quasi in contatto con la madre. Mentre le mie mani passavano sul suo corpo nominai le parti del corpo che stavo toccando, come se stessi raccontando una storia. Pietro ascoltava attentamente, quella storia già la conosceva.

Il marito – un musicista – massaggiò un braccio e io l’altro. “E’ come se suonassimo uno strumento”, disse, e lei “si, fluisce come musica.” Tutti sono in contatto: parole e emozioni fluiscono come portati su un onda, e il bambino ascolta attento come se succhiasse qualcosa dentro di lui.

Dopo, la madre fece il massaggio a Pietro. Seduta sul tappeto, con la schiena appoggiata al marito che sedeva contro la parete. Pietro è tra le gambe della madre, con i piedi che toccano contro la pancia di lei. Lui riceve il massaggio ascoltando tranquillo la voce della madre, la sua pelle risponde al tocco diventando rosea. La madre è seduta comodamente, i suoi movimenti cominciano a fluire e le sue parole sembrano una canzone.

In quel momento gli occhi del bambino cercano quelli della madre. Lei grida: “mi guarda!” Non dimenticherò mai il tono della sua voce. Si sono incontrati, in quel momento si sono trovati.26

La madre voleva guardare Pietro negli occhi ancora a lungo, le spiegai che per Pietro quello era già stato molto e che questo breve e spontaneo contatto oculare per ora era abbastanza per lui. La tranquillizzai dicendole che lui, dopo questa esperienza, avrebbe da solo ricercato gli occhi della madre; aveva soltanto bisogno di tempo per “digerire” l’esperienza e osarla di nuovo.

Di nuovo raccomandai ai genitori di fare un massaggio dolce al bambino, subito prima o subito dopo il bagnetto.

Terza seduta. Mi sorride!

La terza seduta si tenne di nuovo nell’appartamento di Pietro. La schiena del bambino era morbida ed elastica. La madre raccontò che inarcava la schiena solo quando gli dava il biberon e avanzò l’ipotesi che fosse una conseguenza dell’anoressia che lei aveva avuto.

Durante il massaggio, Pietro era voltato verso la madre, corteggiandola con movimenti aggraziati, sorridendole.

Ora la madre si sentiva sicura.

Fissammo un quarto incontro nel mio studio, prima della visita di controllo in ospedale, per la quale lei era in ansia, ma Pietro stava talmente bene che non c’era bisogno che la madre lo portasse.

La visita di controllo in ospedale, riferì in seguito la madre, era stata un “trionfo” per lei. La psicologa non voleva credere ai suoi occhi.

Qualche mese dopo fui invitata al compleanno di Pietro. Era un bambino tranquillo e allegro. Ci guardammo e la madre disse: “ti riconosce!” Anch’io avevo una sensazione di vicinanza e sorpresa.

Nel periodo sensibile dopo il parto, stimolata dal massaggio dolce, la madre fu in grado di sciogliere dall’irrigidimento dello shock del parto il flusso delle sue emozioni, imparando a sentire di nuovo se stessa e il bambino. Questi sono momenti molto particolari, in cui i meccanismi di sopravivenza della natura mettono a disposizione di madre e neonato tutta la forza delle loro risorse autocurative e autoregolatrici.

Quando ci sembra di avere perso il “linguaggio espressivo del vivente”, possiamo però sempre ritrovarla, perché nel profondo di noi stessi esso aspetta di potersi esprimere, di rifluire, proprio come abbiamo visto nel caso di Pietro e sua madre.

Postfazione *

Vorrei dedicare queste righe al mio primo figlio, alla cui nascita con il forcipe devo di essere andata a ricercare le funzioni dell’energia vitale nel parto. Sua moglie si era preparata al parto del loro primo bambino ed era stata accompagnata, nelle varie fasi del parto, da una giovane ostetrica competente. Il suo bambino nacque con facilità e in maniera “naturale”, cosa tutt’altro che naturale nel nostro mondo.

L’unico incidente fu che il padre svenne, quando vide apparire la testa del bambino che stava uscendo. Il corpo ricorda, anche dopo trenta anni.

 

(C) Silja Wendelstadt

 

Il presente articolo “Vie verso la vita” è stato publicato nell’antologia Auf die Welt gekommen, p. 261-276, Thomas Harms (Hrsg.), Ulrich Leutner Verlag, Berlin, 2000

Traduzione a cura di Edith Marcello

 

Note

Wilhelm Reich, nel suo libro “Children of the Future” (1983) scrive: “The orgonotic sense of contact, a function of the orgon-energy-field of both, the mother and the child is unknown to most specialists. ….Orgon contact is the most essential experiential and emotional element in the interrelationship between mother and child, particularly prenatally and during the first days and weeks of life. The future fate of the child depends on it. It seems to be the core of the new born infants emotional development. We know very little about it yet.” (“il senso orgonoticodel contatto, come funzione del campo orgon-energetico di tutti e due, madre e bambino, è sconosciuto alla maggior parte degli esperti. ….Il contatto orgonotico è l’esperienza emozionale più essenziale nel rapporto madre-bambino, specialmente prima del parto e nelle prime giornate e settimane di vita. Il futuro destino del bambino dipende da questo. Sembra qui trattarsi del nucleo dello sviluppo emozionale del neonato. Ancora ne sappiamo pochissimo.”)

Nel 1949 Wilhelm Reich fondò negli USA  il”Orgon Infant Research Center” (OIRC) con 24 collaboratori, per attuare una ricerca interdisciplinare sul bambino sano. Una descrizione esatta a proposito si trova in: Reich, W.: Children of the Future, 1983.

3 David Boadella: Wilhelm Reich, Leben und Werk, p.225, Fischer Taschenbuch, Frankfurt 1983.

4 Levatrice in francese si dice “sage femme”, donna saggia.

5 E. Zornansky e E. Reich 1997: Lebesenergie durch sanfte Bioenergetik, P.14, Koesel, München.

6 Th. Harms: Instroke und frühe Säuglingsentwicklung, in: Wissenschaft vom Lebendigen, p. 236, Heiko Lassek (Hrsg.), U. Leutner Verlag, Berlin, 1999.

7 Reich, Eva/Zornansky, E.: ibidem

8 Reich, Eva/Zornansky, E.: ibidem, p.40.

9 Contatto bioenergetico-biosistemi: W. Reich osservò alcune forme di vita monocellulari (amebe) al microscopio e scoprì nella pulsazione del plasma quello che considerò determinante per tutti i processi vitali. Reich denominò queste forme di vita monocellulari “biosistemi”. Un biosistema consiste in una membrana che racchiude il plasma. L’energia pulsa all’interno di questa membrana e, siccome questa è permeabile, si crea un campo energetico anche all’esterno della membrana. Se l’ambiente esercita un’influenza positiva sull’ameba, essa si estende con un movimento fluido: l’energia fluisce dal centro verso la membrana e si espande attraverso quest’ultima generando un campo energetico. Se invece l’ambiente ha un’influenza negativa, l’ameba si contrae e si ritira nel suo campo energetico. L’energia si ritira quindi dalla periferia verso il centro e il campo energetico si restringe. Per W. Reich questo significava, metaforicamente, che, ad uno stimolo positivo, l’ameba diceva “sì”, espandendosi e muovendo i suoi pseudopodi, e invece, ritirandosi, dice “no”. Reich scoprì un’ulteriore caratteristica dell’ameba: si muove con movimenti ondulatori fluidi e attrae altre amebe o si lascia attrarre da loro e stabilisce dei contatti  tramite un ponte energetico. Il fenomeno del contatto bioenergetico (Reich lo chiamò contatto orgonotico) si presenta quando i campi energetici di due biosistemi pulsanti si attraggono, si toccano e si penetrano in sovrapposizione, irradiando luce e vibrando insieme. W. Reich considerò che il movimento bioenergetico del plasma nell’ameba fosse funzionalmente identico con il movimento del plasma in tutti i biosistemi vitali, fino al sistema complesso umano. Per lui, un’emozione umana (espansione = “si” alla vita; ritrazione = “no”) è movimento di espressione bioenergetica del plasma. Questo processo lo chiamò “il linguaggio espressivo del vivente” e lo osservò nel rapporto madre-neonato. Vedi anche: Silja Wendelstadt:

Heilung durch Berührung, in Emotion N.14, Volker Knapp Diederich Publikation, Berlin, 1999.

10 MRD Video, Dr. Eva Reich: Sanfte Babymassage, München, 1996.

11 Margarita Klein: Schmetterling und Katzenpfoten, Oekotopia Verlag, Münster, 1999; Amelie

D. Auckett: Wie man ein Baby glücklich macht, 1984.

12 Myron Sharaf: Fury on Earth, p. 332, St. Martin’s Press/Marck, New York, 1986. Tedesco:

Myron Sharaf: Der Heilige Zorn des Lebendigen, Simon+Leutner, Berlin, 1994.

13 L’effetto positivo della presenza di una doula sull’andamento delle doglie e del parto è scientificamente documentato. I risultati sono impressionanti. La presenza di un doula diminuiva il numero di parti cesarei del 50%, la durata delle doglie del 25%, l’uso di ossytocina del 40%, la somministrazione di farmaci antidolorifici del 30%, il numero delle estrazioni con forcipe del 40%, la richiesta di anestesia epidurale del 60%. Di: Klaus M. H., Kennel J. H. e Klaus R. H. (1993):Mothering the Mother, Reading M.A., Perseus Books.

14 David Boadella in: Wilhelm Reich, p. 214, 1986.

15 David Felten: A Personal Perspective in Psychoneuroimmunology, in Academic Press, San Diego, 11. Ed., 1991; David Felten, lo scopritore del collegamento tra sistema nervoso e sistema immunitario, è convinto che le emozioni positive hanno un effetto positivo sulla salute e scrive nella postfazione alla seconda edizione del suo libro: “Sappiamo molto su come lo stress si riflette negativamente sulla salute e come può indebolire il sistema immunitario. Purtroppo la ricerca scientifica si è occupata in forma molto minore dell’effetto curativo delle emozioni positive, che rafforzano il sistema immunitario.”

16 Bernd Senf: Wiederentdeckung des Lebendigen, p. 90, Frankfurt, 1996.

17 Will Davis: Instroke und Neuordnung, in: Heiko Lassek (Hrsg.): Wissenschaft vom Lebendigen, Berlin, 1999.

18 Sulle conseguenze dell’interruzione del contatto oculare durante il parto: Bernd Senf: Wiederentdeckung des Lebendigen, p. 71, Frankfurt, 1996

19 Stern, Daniel: The First Relationship Infant and Mother, Fontana Open Books, London, 1977.

20 Le galline che sono state covate artificialmente perdono la capacità di covare dei pulcini da sé. Per questa ragione, oggi, in campagna, è diventato molto raro vedere dei pulcini correre in giro. Esistono ancora nei libri per l’infanzia, ma i bambini non possono vederli dal vivo.

21 Wilhelm Reich: Die Entdeckung des Orgons II – Der Krebs, p. 167, Kiepenheuer & Witsch,

Köln, 1994.

22 Di più in: Thomas Harms: Kontaktabbruch und Pulsationsstörungen, in: Instroke und frühe Säuglingsentwicklung, in: Heiko Lassek (Hrsg.): Wissenschaft vom Lebendigen, p. 236, Ulrich Leutner Verlag, Berlin, 1996.

23 Silja Wendelstadt: Heilung durch Berührung, nel periodico Emotion, n. 14, Volker Diederichs Pubikationen, Berlin, 1999.

24 Myriam Szejer: Platz für Anne. Die Arbeit einer Psychoanalytikerin mit Neugeborenen, (Il lavoro di una psicanalista con dei neonati) Antje Kunstmann Verlag, München, 1998.

25 I bambini si muovono al ritmo del linguaggio. Condon, W./Sander, L.: Neonate movement is synchronised with adult speech, Science – 183, 1974, citato come in Th. Harms: Diesseits des Lustprinzip – eine kritische Auseinandersetzung mit den triebökonomischen Modellen der Freudschen Psychoanalyse und der Reich’schen Sexualökonomie und ihrer Relevanz für die moderne Säuglingsforschung, unveröffentliches Manuskript einer Diplomarbeit, p.90, Freie Universität Berlin, 1993.

26 Sul contatto oculare, vedi Thomas Harms, ibidem. Questo articolo è stato publicato nel libro: Auf die Welt gekommen, p.261-276, Thomas Harms (Hrsg.), Ulrich Leutner Verlag, Berlin, 2000.